SIGNA FLY di Morosin misura km 6800 × 2400, è un Signa che unisce le due coste dell’Oceano Atlantico. L’opera è impostata sulle rotte aeree fra Parigi e New York. Presenta una serie di figure emblematiche allineate: un’oca, un cavallo, un uomo, un oggetto, un bambino, un gatto e una donna.
In aereo, sul treno o in nave, le opere Signa si vedono scorrere più o meno velocemente sullo schermo in rapporto alla loro grandezza e prossimità, proprio come oggetti reali osservati in movimento. A scorrere è l’immagine sullo schermo, in realtà è chi la osserva che si sta muovendo lasciando la scia del suo passaggio.
I Signa sono un nuovo modo di percepire, rappresentare, “ricreare” il paesaggio attraverso immagini d’arte, quando il territorio non ha sufficienti riferimenti visuali, come ad esempio accade nel il SIGNA FLY che per gran parte si sviluppa nell’oceano.
Questo Signa, nell'aspetto della sua presentazione al pubblico, è stato pensato per accompagnare piacevolmente il viaggio di chi in aereo perde la cognizione dello spazio proprio per l’assenza di riferimenti e si affida all’idea del tempo per sapere con approssimazione, dove si trova rispetto alla meta. La piccola icona dell’aereo con la sua rotta che normalmente segnala la posizione è così superata.
“Il lavoro su SIGNA FLY mi ha portato al concepimento di Signa su rotte satellitari interplanetarie dove le condizioni di assenza di riferimenti spaziali visivi, in qualche modo assimilabili a quelli terrestri, possono dare sofferenza agli astronauti”.
E' lo spazio popolato da immagini che permettono di orientarci e di capire anche il trascorrere del tempo. L’immobilità e la cecità o il buio, cioè l’assenza di riferimenti visivi portano alla pazzia. L’essere umano vive con tutti i suoi sensi, spesso le tecnologie isolano specializzando e moltiplicando le facoltà di un solo senso. I Signa possono riempire il vuoto che si crea nel “superamento” dei sensi.