L’arte contemporanea vive nella società contemporanea e questa vive nel pianeta Terra.
Il riscaldamento globale galoppa, è frutto di una visione sbagliata della produzione che alla fine riduce la biodiversità e provoca sconvolgimenti economici e culturali in grandi aree e conflitti col rischio di usare per errore o intenzione, enormi forze distruttive che compromettono la stessa esistenza del genere umano.
Il problema c’è, e anche l’arte potrebbe essere uno strumento per contribuire a risolverlo. L’arte non ha briglia e non deve necessariamente veicolare valore etico.
Ma lo strapotere del mondo economico, rispetto a quello culturale, spirituale, pervade a vario livello tutto, compresa la filiera dell’arte.
Diventa tutto molto ambiguo e spesso anche l’arte si inchina e quando lo fa, è contaminata in maniera estremamente subdola per toccare e coinvolgere la parte più aperta dell’animo umano e della società.
Si potrebbe parlare di tradimento dell’arte se l’arte servisse alla vita. In effetti l’arte serve alla vita, una certa vita, quella che molto allegramente l’arte magari denuncia.
La forma attuale di molta arte imbozzola ogni problema, lo estetizza, il “brutto” diventa “bello”, il bello costoso, il costoso famoso. Questa arte gira su se stessa, serve come spunto mediatico o espediente economico, ma in sé, rimane cosa marginale. È tutto questo il senso dell’arte?
Spesso il sistema economico ha favorito e favorisce un certo tipo di arte per preparare ed abituare il pubblico ad ogni possibile follia umana, ponendo sullo stesso piano della finzione dell’arte quelle che poi sono reali negatività che superano ogni immaginazione compresa quella della stessa arte.
Dietro c’è l’interesse economico, con cifre che sono ben superiori a quelle sia pur sbalorditive di certi risultati di aste con opere d’arte contemporanea.
Questi prezzi si rapportano a oggetti che incarnano valori che hanno centinaia o migliaia di anni. Ma quanto potrà durare uno squalo in formaldeide da 12 milioni di dollari. L’originale dopo poco è stato “restaurato” e sono già pronti i ricambi.
Questa arte comunica che il sistema economico può permettersi di tutto, è vero. Che la creatività non deve avere nessuna limitazione, ma anche che la violenza può essere un atto creativo e non certo il modo migliore di essere liberi.
Questo sistema difende la sua ottusità con la guerra. Fino a quando? Finché il sistema ecologico non sarà distrutto, mentre quello dell’arte ingoia e digerisce il male producendo valore economico.
Mi permetto di chiamare male ciò che predispone una rapida estinzione del genere umano.
Serve rispondere, non con gli avanzi del Rinascimento, del Dadaismo o del Suprematismo, serve arte nuova.
Per questo, ad esempio, si può vedere Tomas Saraceno con la sua app Aerocene, o la mia, di prossima pubblicazione SIGNAart. presentata in tutte le sue declinazioni in www.signaworld.org
La nuova arte usa le tecnologie più avanzate per rappresentare e promuovere un rapporto positivo con l’ambiente.
Usare le tecnologie più avanzate nell’arte, come faccio io che creo tracciati georeferenziati per mostrare delle figure attraversabili nel territorio, non significa continuare a vedere ed usare quella data tecnologia nella stretta utilità per cui è nata.
Nell’attuale contesto del rapido riscaldamento globale, servono nuovi modi di coinvolgimento del pubblico, in una estetica che porta nella direzione alla possibile gioia condivisa, della sopravvivenza dell’ecosistema e del genere umano: il “bello” nell’arte è diventato tutto ciò che rappresenta e garantisce questo.