Giovanni, un amico artista, ex pilota, mi ha inviato oggi una intervista con la sua importante testimonianza circa un grave incidente aereo che lo ha coinvolto molti anni fa. Racconta questa esperienza terribile, ora che ha più di ottant’anni, con l’accuratezza e sensibilità di sempre e che, anche allora, lo ha salvato.
Descrivere questo evento durato pochi secondi, riuscire a farlo nel dettaglio psicofisico è da pochi, dunque una testimonianza rara e preziosa che mi permette di esplorare, sia pure di riflesso, modi che rivelano altre forme di percepire lo spazio, che tratterò in futuro.
Viviamo una fase dell’evoluzione umana che solo relativamente da poco ha cominciato a esperire la realtà del volo, della grande velocità, dell’accelerazione e a percepire lo spazio in forme nuove. Elementi fisici che diventano anche mentali nell’esperienza quotidiana, entrando sempre più nel nostro sentimento, accanto alle cose più o meno consuete che ci hanno conformato lentamente e alle quali siamo abituati da milioni di anni.
Ma da dove parte una radice profonda del mio modo diverso di vedere ed indagare lo spazio “Oltre la siepe” che poi si riflette nelle mie opere attuali? Per me bambino, c’era il mondo ignoto e attraente che vivevo attraverso i racconti di zio Carletto, Carlo Fusar Poli, che agli inizi del novecento è stato fra i primi aviatori italiani e collaboratore di Umberto Nistri.
“Il 20 agosto il Ten. osservatore Umberto Nistri (futuro inventore dell'aerofotogrammetria italiana) ed il Sergente Carlo Fusar Poli vengono colpiti dal caccia austriaco dell'Asso dell'aviazione Godwin Brumowski”. Se la cavano ma questo e altro mi raccontava lo zio ormai anziano, mentre insisteva sui buoni modi da tenere a tavola, a saperlo, quante volte sarei rimasto seduto, buono, con loro più a lungo.
Il racconto che fa oggi Giovanni mi fa ritornare a quelle sensazioni elettrizzanti e col senno di poi, a pensare anche all’immenso costo umano delle “conquiste tecnico scientifiche” che passano nella tramoggia delle guerre.
Mi pare che contrastare la legge fisica della gravità sia stato da sempre proporzionale all’evoluzione umana, un aspetto vincente della sua creatività ed affermazione, a cominciare dal lancio del primo sasso. Un conto è vedere, un conto è “abitare”quello che si intuisce e si vede. Stiamo gradualmente entrando anche fisicamente nello spazio del macro e del micro che abbiamo immaginato che esistesse e per ciò visto e non il contrario.
Il viaggio è cominciato verso le grandi distanze con i laboratori spaziali ma andrà presto anche e psicofisicamente verso il micro cosmo. In mezzo a mille insidie la nostra mente si evolve secondo questi misteriosi richiami. Anche l’arte che prima “dipingeva” il movimento ora abbandona la metafora e comincia a farlo con movimenti reali in grandi spazi che non sono più quelli della danza, quelli del quadro o della street art, ma gli spazi del cielo con i drone shows o quelli dell’intera estensione spaziale terrestre con i SIGNA.
I drone shows, propongono metamorfosi di figure naif, perché a gestire la cosa sono ancora prevalentemente degli ingegneri informatici ma presto vedremo cose strepitose, le cominciamo già a vedere, è un fenomeno nuovo. Ora sono gli sponsor a voler interessare il pubblico con i loro prodotti accompagnati da figure natalizie piuttosto banali, ma la possibilità di agire con segnali luminosi policromi creando figure quadridimensionali trasparenti in metamorfosi nello spazio del cielo di una intera città è un fatto nuovo nella comunicazione e molto promettente anche sotto il profilo dell’espressione artistica.
Sono lusingato dalla somiglianza, quasi un omaggio, di una di queste “scene” del 2021 YEONGDONG-DAERO NEW YEAR'S EVE COUNTDOWN DRONE LIGHT SHOW, al mio SIGNA Gemini 798 Art District (Pechino - 1,1x1,7 km - realtà aumentata 2018).
C’è un nesso fra le figure di droni e la mia opera “Dispersione” (1989) che è composta da una figura danzante creata con mille diverse piccole teste di argilla, prelude concettualmente alla mobilità sincrona delle parti che compongono una immagine metamorfica fatta con droni.
I drone shows, spettacolari, pur prospettando i caratteri di un nuovo linguaggio d’arte che senz’altro maturerà in modo straordinario, rimangono e rimarranno però degli eventi, cioè segni-immagini site specific non permanenti, di elevato costo di realizzazione e di notevole occasionale ingombro del cielo.
Al contrario, le mine opere SIGNA, pur essendo immateriali sono eventi permanenti nello spazio urbano e terrestre, a qualsiasi scala di grandezze. I SIGNA sono immagini percorribili che posso creare da remoto e mostrare in loco, in realtà aumentata, con una mia App, in qualsiasi luogo del mondo le abbia lanciate.
In questo senso i SIGNA aprono la strada ad un nuovo linguaggio estetico e di informazione universale fatto di figure che ognuno attraversa e può vedere in qualsiasi momento con l’App di prossima pubblicazione, pandemia permettendo.
(1) Umberto Nistri (Roma, 16 settembre 1895 – Roma, 24 e una Croce di guerra al valor militare fu pioniere del campo della fotogrammetria e inventore del metodo fotogrammetrico Nistri. Insieme al fratello Amedeo fondò la Società anonima rilevamenti aerofotogrammetrici (SARA-Nistri), che fu la prima azienda organizzata a livello industriale per fare carte topografiche dalle fotografie aeree e l’utilizzo degli strumenti fotogrammetrici, e nel luglio 1923 il primo nucleo della Ottico meccanica italiana e rilevamenti aerofotogrammetrici (OMI)
Gli stessi locali della ex OMI ora accolgono il Dipartimento di Eccellenza di Ingegneria e Informatica dell’Università degli Studi Roma Tre. Certi luoghi hanno un particolare destino.