In questi giorni si parla molto di NFT (Non Fungible Token), un certificato elettronico con un codice criptato e la firma dell’artista che attesta l’unicità e la proprietà di un “oggetto digitale”.
In effetti, quando la proprietà è certificata da una informazione legata all’intangibile, il problema si complica.
Anche le mie opere SIGNA sono immateriali ma questo problema l’ho risolto col Teorema dell’Unicità: un tracciato dal punto A al punto B è infungibile se è geolocalizzato secondo il datum WGS84.
Il Teorema dell’Unicità o dei segni infungibili, che ho concepito, è un elemento non trascurabile del mio linguaggio d’arte SIGNA, basato sulla possibilità di creare delle immagini a partire da segni non fungibili, cioè segni descrivibili, considerati nella loro specificità e non sostituibili con altri della stessa specie.
Per elaborare le mie opere SIGNA, fin dal 2002 ho usato MapSource basata sul datum WGS84, sigla di World Geodetic System 1984, un sistema di coordinate geografiche geodetico, mondiale, basato su un ellissoide di riferimento elaborato nel 1984 che utilizza lo standard EGM96, che approssima il geoide nel suo complesso ed è valido per tutto il mondo.
Un linguaggio universale, su cui si basano anche i tracciati dei miei Graffiti Tecnoprimitivi SIGNA, dove anche un piccolo segmento che li compone è completamente descrivibile.
Non disegno i SIGNA su supporti fisici mobili o corruttibili, come carte, tele, muri, traccio le mie opere su una mappa immateriale elettronica grande come l’estensione spaziale terrestre.
Ogni punto, linea, poligono, che va a costituire un mio Graffito Tecnoprimitivo SIGNA, su questa mappa, corrisponde a un punto, linea, poligono, nella realtà dello spazio, fra le case, le città, i deserti i mari del mondo. Ogni linea comincia e finisce in precisi punti spaziali declinati.
Posso creare un disegno di pochi metri su una mappa di milioni chilometri quadrati, è come se per scrivere o disegnare su un normale quadro, usassi un potentissimo microscopio.
Ed è con questa potenza di linguaggio che posso scegliere, in qualsiasi luogo della Terra qualsiasi spunto di narrazione, trasformarlo in un tracciato georeferenziato e fonderlo in una mia opera site-specific SIGNA.
Tutto questo rimarrebbe solo nella sfera del visibile, ma SIGNAart app, che ho creato e M. Koppenhoefer ha sviluppato per iOS, permette di attraversarle in AR, entrare emozionalmente nello spazio trasformato dai miei Graffiti Tecnoprimitivi SIGNA, condividere la propria scia per socializzare comunicando il proprio evento, che entra a far parte dell’opera stessa.
Criptare i miei Graffiti Tecnoprimitivi SIGNA o gli AR Portraits, è superfluo in quanto il linguaggio d’arte SIGNA, come ho detto sopra, già permette di creare opere infungibili nello spazio reale di tutta la Terra.
Probabilmente l’app SIGNAart sarà gratuita, contro questa idea di privatizzazione estrema di tutto.
Non ho troppo tempo per sottilizzare sulle mie contraddizioni, ma visto che ho sollevato un argomento tecnico che alla fine del secolo scorso ha rivoluzionato completamente il modo di percepire e memorizzare lo spazio, visto che per primo ho usato, documentato e protetto queste tecnologie nell’arte, posso finire questa riflessione su vent’anni di lavoro che hanno portato a SIGNAart app di prossima pubblicazione, ringraziando il contribuente americano e il mondo tecnico scientifico spaziale anche europeo.