Le mie aggregazioni di opere site-specific SIGNA creano un “paesaggio” che si può vedere e attraversare in AR, nel mondo reale in scala uno a uno.
È un paesaggio immateriale talvolta completamente inventato, fatto di figure costruite con tracciati georeferenziati, che ha tutte le caratteristiche di estensione del paesaggio naturale, che come questo, crescerà nel tempo.
Questi disegni persistenti nello spazio, costruiti con l’intenzione e la sensibilità dell’Arte, sono grandi da pochi metri a migliaia di chilometri e tracciano dei reticoli che già coprono parte della superficie terrestre e oceanica, tanto da poter assumere le caratteristiche e la funzione di vere e proprie mappe.
Queste figure presenti nello spazio, soprattutto per chi naviga nell’oceano dove non ci sono riferimenti, ma potrebbe essere anche nello spazio interplanetario, possono essere elementi di narrazione che sostituiscono quelli del paesaggio fisico.
Chiamo SIGNA, che in latino vuol dire “segni”, le mie opere che si attraversano nel territorio, ma questa è solo una importante declinazione artistica di questo linguaggio articolato, elaborato sulla tecnologia satellitare e sul disegno vettoriale che ha molti altri sviluppi, tra i quali un tipo innovativo di mappe.
I SIGNA possono avere figure una dentro l’altra, distinte e facilmente memorizzabili soprattutto in mobilità, chi le segue con lo sguardo, può scegliere istintivamente la scala di osservazione secondo la propria velocità ed accelerazione.
Questa proprietà del linguaggio SIGNA, vale soprattutto per chi è in volo, serve a controllare la propria posizione nello spazio dal momento che l’evoluzione non ha dotato l’uomo di sensi adatti a capire e controllare acellerazioni e decelerazioni dentro velocità di più Mach, senza punti di riferimento.
Per due milione di anni la velocità massima dell’uomo è stata quella della sua corsa, poi per qualche migliaio di anni è stata quella a cavallo.
Da poco più di cento anni la nostra velocità cresce in modo esponenziale considerando anche i veicoli spaziali.
Non preoccupatevi, i Graffiti Tecnoprimitivi SIGNA, quelli piccoli, si possono attraversare anche a piedi, scopriteli nel sito www.signaworld.org .
Tra poco con l’App, potrete attraversarli e volendo, lasciare la vostra scia da condividere. La diffusione di questa nuova arte è in parte affidata al passaparola e al coinvolgimento della gente nei propri luoghi stuzzicati, spero, da queste presenze immateriali, da questi totem site-specific, da scoprire magari proprio vicino a voi.
Molte conquiste tecnologiche umane diventano rami morti, quelle per realizzare le piramidi per esempio, si vedono ma non si costruiscono più.
Ma rimane dentro all’umano l’esperienza della grandezza, della bellezza, che diventa istinto e motore di una continua esplorazione e voglia di uscite dagli schemi.
L’App che ho creato e sviluppato con Martin Koppenhoefer, che uso da due anni in modo esclusivo, porterà a breve sulle vostre mani un nuovo modo di vedere l’Arte e lo spazio che ci circonda.
Il linguaggio e le opere SIGNA sono frutto di teorie sull’evoluzione dei linguaggi e degli strumenti a partire dalla preistoria e di costose sperimentazioni, esiti depositati già da quindici anni con continuità al Washington Copyright e alla SIAE Olaf, non per avidità o superbia, ma per difendere le ragioni dell’Arte rispetto alle aggressioni del profitto.
La pandemia spero non fermerà il mio lavoro, quello di mio figlio Jonas e di Martin. Oltretutto, le mie opere SIGNA hanno, attraverso l'App, anche la buona abitudine di incontrare il pubblico li dove è già, in migliaia di città e villaggi del mondo, se in qualche modo riusciremo a informarlo sull’esistenza di questa App.
Mi auguro di trovare presto altri buoni collaboratori, patrocini e sponsor visto che il lancio dell’App dovrebbe appoggiarsi ad un evento rilevante data la sua estensione globale. I giochi sono aperti!