Si la danza è anche una delle espressioni umane più antiche e complete. La danza è una chiave di comprensione della formazione della prima idea di rappresentazione dello spazio attraverso la narrazione e trasposizione in un solo luogo con gesti, di attività e movimenti naturalmente svolti nel territorio da un gruppo umano. È una definizione che ho ricavato da mie ricerche su danze primordiali osservate direttamente nel sud del Ciad.
Attrarre in un solo luogo, attraverso la loro rappresentazione e fissare nella pietra, significati emergenti o stratificati nel territorio è stato un passo successivo, ed è anche il senso dei graffiti preistorici.
Una cosa magica di allora, che sta alla base del disegno, della pittura e della progettazione attuali. Il linguaggio SIGNA, con altri strumenti e supporti, permette questo stretto rapporto dell’opera col territorio, quando, queste opere site specific coi loro tracciati georeferenziati, attraggono una serie di significati preesistenti dando loro una nuova forma visibile.
La conservazione e ripresentazione di opere immateriali SIGNA non è dispendiosa in quanto non è la singola opera che deve essere conservata ma la tecnologia che l’ha generata. Questo onere è spalmato in milioni di altri oggetti del pensiero contemporaneo e verrà supportato con più facilità.
Se Romolo avesse tracciato il solco che ha dato origine alla prima forma della città di Roma con un SIGNA e non con l’aratro, probabilmente sapremmo esattamente dove e come era. C’è un forte rapporto fra dato di memoria ed emozione che si potrà riattivare in forme molto meno dispendiose che non le attuali con una sorta di archeologia della comunicazione che indagherà sull’immateriale.
Sembra che la forma certa del futuro sia l’entropia, ma dentro a questo futuro sono infinite le forme che più o meno casualmente avranno le civiltà con origine umana. Impossibile prevedere il futuro in questi termini, se non in un amplissimo e forse ricorrente passaggio dalla materia allo spirito.
Il futuro non si profetizza si va creando, in ogni caso è causa di qualcosa che succederà. Sono i poeti a crearlo, pensare è la cosa più complessa e allo stesso tempo più facile del mondo e la poesia deve essere esistita soprattutto nella preistoria. Il pensiero crea modelli e visioni a bassissimo costo se si pensa che, per come è il cervello, mediamente consuma dalle 300 alle 500 calorie al giorno, da 10 a 15 castagne bollite!
Ci si chiede perché il cervello dei Neanderthal era di 1410 cm cubi. In media più grosso del cervello dei nostri contemporanei, nonostante noi creiamo e viviamo fra migliaia di manufatti fin troppo durevoli. Così è dimostrato che non c’è un rapporto diretto fra la creazione degli oggetti che ci sono pervenuti e la grandezza del cervello. Anche l’architettura fortificata ha spesso difeso la cattiveria e l’ottusità, vogliamo chiamare questo, intelligenza? Purtroppo siamo costruiti culturalmente con quello che rimane di mille cattiverie, ben motivate e difese che spero col tempo si spegneranno.
La mia arte SIGNA è immateriale, penetra nei luoghi come un pensiero e risponde al mio immediato presente, al mio modo di generare armonia e significato. Come nella danza, queste figure sono tracciati che percorrono lo spazio. Come l’architettura generano un dentro e non fuori. Come la materia generano memoria.
Non scrivo addosso alla mia opera come se quello che scrivo fosse una sorta di sarcofago per l’eternità, perché so che qualsiasi opera d’arte diventa un giocattolo che ogni cultura riscoprirà. Una cosa sono questi commenti, un’altra le mie opere SIGNA, la loro improvvisa novità. Nate dopo il 2000, vorrei io, avere la loro età.
Scrivo per proteggere questo nuovo linguaggio, queste nuove opere e concetti da chi li comincia ad usare come dei cappottini per scaldare i loro cani freddolosi. Ma che bel cane, dove l’ha preso il cappottino? Qui!