EH, EH, SORPRESA !!

Sono arrivato a concepire il linguaggio d’arte SIGNA ed a usare in arte una app in mobilità, che ho creato e poi sviluppato con M.Koppenhofer, studiando l’evoluzione degli strumenti, dei materiali, delle tecniche, delle tecnologie, a partire dalle asce da pugno, per finire agli ologrammi, al GPS, alla realtà aumentata, alle applicazioni per smartphone.

Anche lavorando manualmente, ogni giorno sono vissuto con un progetto mentale accanto, continuando a produrre arte, dai gioielli ai monumenti, senza ripetermi, indugiare sul successo economico di una soluzione o di un incontro, ignorando mercato e gallerie, perfino ignorando o quasi i critici d’arte che ritengo difettosi dello strumento conoscitivo che offre la manualità, ignorandola. 

Indagavo dell’arte le vene più sottili, cercando con questa di esprimere il rapporto della mia anima col resto del mondo e vivendo di questa.

Immergermi profondamente in ciascuno di questi passaggi ha voluto dire per me vivere anni sperimentando e costruendo modelli fisici di ogni genere, desiderare ogni nuovo strumento, ogni nuova tecnologia e qualche volta raggiungerla al prezzo di una infinita tensione e molte privazioni. 

Sono stato fra i primi artisti in Europa a fare “computer grafica” così si chiamava o a esprimermi con Ologrammi. Troppo presto e fuori luogo. 

Quando i “Famosoni” andavano a farsi e a farsi fare gli arazzi in oriente a due lire, che rivendevano qui a milioni, cosa che faceva schioccare la lingua ai critici d'arte, io grattavo con le unghie nella Storia fra le pietre del deserto del Sahara o camminavo nel fango della savana lungo il fiume Logone in Tchad o ero a scrivere, perché sono tutte cose che ho vissuto, scritto e disegnato, filmato, fotografato, disturbato, smosso, riacceso anche da qui, nel vento di Calcata.

Questi della “filiera”, pippavano come treni, perché se non pippavi, se non eri frocio o almeno ebreo, se non andavi su e giù a New York, non entravi nel regno dei cieli. 

Da qualche anno le cose stanno cambiando in meglio.

Pochi artisti sapevano quello che facevano e l’arte è così ambigua che veniva spiegata loro, dai critici secondo un principio di differenziazione e riconoscibilità, ed dai galleristi, secondo il principio di cosa vendeva di più. 

O fermare e invertire la rotta. Allontanarmi per capire, come è stata la fase giovanile Africana, quella delle Uova o quella della mia grande esperienza nel Bosco. Ho descritto, disegnato, fotografato, filmato, animato, tutto questo via via, sono materiali infiniti che non so se avrò il tempo di ordinare completamente.

Ora col linguaggio d’arte SIGNA - a settant’anni dalla mia nascita - se ne avessi voglia, potrei ancora divertirmi molto. E presto vi divertirete anche Voi. È un grande strumento.