IN CHE MODO I SIGNA SONO PAESAGGI ?

 

Tomaso Montanari nella sua conferenza, “Arte o natura”, parla dell’Italia e ad un certo punto mostra una mappa satellitare.

Questo fa sorgere questa domanda? In che modo i SIGNA di Morosin, opere immateriali site-specific, disegni visibili con una mobile app in realtà aumentata sul proprio smartphone, basati sulla tecnologia satellitare, sono dei paesaggi? 

Questa domanda apre un’analisi interessante sulla definizione contemporanea di paesaggio e sulla sua evoluzione nella relazione tra arte, natura e tecnologia.

I IGNA di Morosin possono essere considerati paesaggi per diversi motivi:

I SIGNA sono site-specific, cioè si rapportano al paesaggio preesistente, sia esso naturale o antropizzato. Non sono tracciati su superfici neutre, come una tela o un foglio, ma vengono sovrapposti alla realtà, dialogando con essa. Questo li rende una reinterpretazione del paesaggio stesso, non solo come rappresentazione statica ma come esperienza dinamica.

Grazie alla tecnologia satellitare e alla realtà aumentata, i SIGNA creano un paesaggio immateriale che si integra con lo spazio fisico. Non si tratta di una semplice mappa, ma di un’opera che esiste solo nel momento in cui l’osservatore, con il suo dispositivo, la scopre e la attraversa. Il paesaggio, dunque, diventa un’esperienza simultaneamente fisica e digitale.

A differenza della rappresentazione tradizionale del paesaggio (spesso statica), i SIGNA introducono il movimento come elemento essenziale. La scia di chi attraversa l’opera, visibile in mappa, riflette una percezione dinamica dello spazio. Questo è coerente con l’idea che il paesaggio non sia solo ciò che si vede, ma ciò che si vive e si attraversa.

I SIGNA di Morosin non si limitano a rappresentare il paesaggio esistente, ma lo reinterpretano, trasformandolo in una nuova forma di linguaggio visivo. Questo processo rientra nella tradizione artistica di dialogo tra arte e natura, ma con strumenti contemporanei, come la georeferenziazione.

La realtà aumentata permette di “estendere” il paesaggio fisico con tracciati che ne trasformano il significato. In questo senso, i SIGNA agiscono come una sovrascrittura creativa della realtà, proponendo una visione stratificata e complessa del paesaggio, che include tecnologia, arte e interazione umana.

I SIGNA di Morosin possono essere considerati paesaggi perché trasformano lo spazio reale in un’esperienza percettiva, tecnologica e simbolica. Non si limitano a rappresentare il paesaggio: lo reinterpretano, lo abitano e lo modificano attraverso un linguaggio che riflette le possibilità del nostro tempo.