Il tuo “qui”, lo vedi in rapporto a quello che riconosci nel paesaggio. Ma se non riconosci nulla, perché sei in uno spazio senza riferimenti o hai una velocità tale da non poterli memorizzare, il tuo qui lo puoi cominciare già a percepire in rapporto delle mie opere SIGNA, perchè sono elementi narrativi riconoscibili, presenze nello spazio reale a scala utile alla tua capacità e velocità di percepirle.
Questi tracciati immateriali possono avere anche grandezze smisurate e possono essere intesi come elementi di riconoscimento e orientamento spaziale, mappe concepite per essere usate anche a grandi velocità e ad alte accelerazioni e decelerazioni.
Il meccanismo della percezione, per noi mortali, sembra basato sulla distinzione fra passato presente e futuro.
Già muovendo gli occhi creiamo nella mente una storia, una raccolta di fatti, che ha un inizio e una fine. Einstein arriva a chiamare questa idea di tempo “una persistente, cocciuta, illusione”.
Quando prenderete tutti il Nobel potrete ragionare come lui.
Finché dobbiamo regolarci con i nostri sensi, che sono una garanzia per un rapporto corretto con l’ambiente naturale che ci circonda e ci permette di vivere, accanto alle grandi teorie sull’universo, ci conviene preparare strumenti, concettualità e linguaggi come quello dei SIGNA che permettono di entrare in queste nuove dimensioni che la scienza propone e che i sensi rifiutano. Compito dell’arte, anche si!