Morosin ha tenuto una lecture su questi temi: I SIGNA arte del XXI° secolo; supporti nuovi, linguaggi nuovi; piccoli racconti con la parola fuoco; contributo all’analisi territoriale di Pentedattilo.
Il testo che segue fa parte degli atti della Lecture di Pentedattilo, particolarmente importante dal punto di vista della conoscenza della storia dei SIGNA in quanto Morosin ne scrive direttamente. In questa occasione conosce Marcello Sestito e Antonino Saggio fra i primi nel mondo accademico ad appassionarsi alla figura dell’artista e al suo lavoro SIGNA. Questo scritto del 2003/2004, testimonia come è ancora sensibile il legame di Morosin con gli oggetti fisici, mentre sta già sulla strada della realtà aumentata.
Nota: 14 maggio 2003. Avvenuta la prima registrazione* presso il copyright office di Washington di “SIGNA, TRACKART, GO-TOART, GLOBGALLERY, ARTPOYNTS”. Compare per la prima volta il nome SIGNA, riferito alle mie opere.1°Workshop Internazionale Pentedattilo (RC), 27 Agosto – 5 Settembre 2004. Nella lecture “I SIGNA arte del XXI° secolo”, mostro per la prima volta alcune mie opere SIGNA, fra queste il
ritratto di mia madre Angelina su cartografia elettronica*, individuabile e percorribile nel territorio di Venezia con l’uso del navigatore satellitare Garmin V. Con l’argomento “Supporti nuovi linguaggi nuovi”, parlo dei SIGNA come nuovo linguaggio dell’arte e sottolineo la “non neutralità dello strumento rispetto all’opera”. In questa occasione conosco il prof Antonino Saggio*. Presento le immagini della mia prima opera SIGNA: “ART”, allora su fondo MapSource, in seguito riportata su mappa Google Earth, dove do un significato estetico ad una breve passeggiata rilevata con GPS, sulla riva del lago di Martignano, “scrivendo” col mio percorso la parola ART. Presento alcuni oggetti fisici, delle piccole sculture in bucchero, con impressi i dati della declinazione spaziale del luogo dove sono stati realizzati. Documento originale cartaceo copyright link. In archivio: File .jpg mostrati nella lecture.
I SIGNA © ARTE DEL XXI° SECOLO
Testo sotto tutela SIAE, SIGNA ® 2004 Copyright C.A.Morosin
Come sono nati
I SIGNA sono opere di grande estensione, nate da una nuova visione dello spazio dell’attività umana e dall’uso non utilitaristico delle tecnologie di navigazione satellitare.
C.A. Morosin crea queste opere con una nuova specifica semiotica, introducono senza pregiudizio nel linguaggio dell’arte le grandezze, gli strumenti, le tecnologie, il know-how, di cui può disporre l’umanità all’inizio del terzo millennio, consapevole che il senso e la durata dei SIGNA, coincidono con la vita della nostra civiltà che in questa fase, ha legato la propria esistenza a satelliti da mantenere perennemente nell’alto dei cieli, pena il suo declino.
Approfondendo la conoscenza delle opere SIGNA, si capisce come Morosin tenda a stabilire un ponte fra passato e futuro, preoccupato, che alcuni importanti valori sviluppati organicamente e lentamente nel passato dalle culture umane, possano percorrerlo.
La stessa tecnologia che produceva le asce di pietra, produceva le Veneri steatopige.
Lo stesso bronzo dal crogiolo entrava nello stampo della spada e della coppa.
Queste nuove opere d’arte mettono in relazione dati
geomorfologici, storici, antropologici del territorio secondo il datum universale WGS84, (World Geodetic System 1984).
Oggi non è cambiato molto, ma si spera che questi strumenti nuovi diano all’individuo la possibilità di sommare la sua creatività a quella di tutti i suoi simili, dando sempre più valore ad atti creativi evoluti come l’arte che Morosin vede come destino naturale dell’evoluzione umana.
Morosin usa la tecnologia satellitare e le cartografie elettroniche per creare opere d’arte fatte di sostanza comunicativa ed allineamenti di oggetti fisici, opere almeno grandi come le reti di tipo utilitaristico.
Grandezze
I SIGNA sono immagini tracciate su un “quadro” di 40.000 per 12.000 chilometri con spessore di 5.000 e dettagli che arrivano al metro, sono immagini a mega risoluzione, prendono vita con tracciati che nel territorio centrano precisi elementi del paesaggio storico, antropico e naturalistico, trattenendoli nel senso dell’opera, assieme alla visione dell’artista.
Il territorio inteso come opera della natura, della storia umana e dell’individuo, diventa il materiale dell’opera percepibile nella sintesi di un unico livello visivo.
I SIGNA nascono su supporto elettronico, ciò permette di lavorare su più livelli tematici ed infine sommarli.
Tali opere si possono sviluppare su superfici bidimensionali o nello spazio come volumi immoti o che descrivono delle precise traiettorie.
Fruizione
Caratteristiche I SIGNA sono un nuovo tipo di bene culturale in equilibrio fra materiale ed immateriale, sono opere percorribili, acquisibili, catalogabili, esponibili e conservabili.
Chiunque, da qualsiasi parte del mondo, con la scheda di memoria di un SIGNA inserita nel proprio GPS, può essere guidato, automaticamente punto per punto, ai tracciati di queste opere di nuova concezione che appaiono sullo schermo del suo ricevitore GPS ogni qual volta anche casualmente si avvicina o attraversa una linea di questa opera.
Così per navi, aerei o persone a piedi munite di un navigatore satellitare portatile.
I dati delle opere SIGNA, si possono caricare sulla cartuccia SD del proprio navigatore satellitare dal sito SIGNA-europe.com (*), o da un CD avuto una galleria d’arte, museo o da altro collezionista.
Prodotti artistici
Alcuni prodotti artistici acquisibili SIGNA nel 2004 sono di tipo tradizionale, altri su supporto elettronico o su WEB. Fra questi:
Immagini a stampa su lastra rigida: carbonio, acciaio, alluminio.
Piccole sculture “declinate”, in bucchero.
Disegni e bozzetti originali su carta
Cartella litografica di opere SIGNA
Libro: “SIGNA” arte del XXI° secolo.
Un esempio di SIGNA
LINA (ANGELINA) è un SIGNA che si estende sulla pianura veneta è il ritratto di mia madre, alto 91 km, largo 74 Km, creato con una serie di tratti lunghi in totale 1000 Km, su una superficie di 6.700 Km quadrati.
Questa opera, è “caricata” su ricevitore satellitare GPS.
Questo strumento riceve segnali da un minimo di quattro ad un massimo di 12 satelliti dedicati, che sovrastano l’immagine dell’opera alla distanza di circa 20.000 Km
Il GPS può condurre automaticamente a ritrovare e percorrere nella realtà del territorio questa opera, seguendone i tracciati, da casa a casa, da panorama a panorama, da fontana a fontana, di citazione in citazione.
I punti principali di questa opera sono contrassegnati sul territorio da 120 piccole sculture graffite chiamate Semi, che marcheranno fisicamente la declinazione spaziale del punto dell’opera che rappresentano.
I Semi
Sono realizzati in terracotta con cottura in riduzione, che da loro l’aspetto nero lucente e caldo del bucchero ed un’immagine atemporale.
La caratteristica che li distingue da ogni altro oggetto d’arte precedentemente concepito consiste nel fatto che hanno impressi due serie di numeri che descrivono con esattezza la latitudine e la longitudine di un punto sulla terra che questi oggetti rappresentano.
Infatti i Semi, Sono i punti fisici di ancoraggio sul territorio della figura immateriale dei SIGNA.
Sono linguaggio in quanto descrivono una forma senza esserlo.
“Volevo che i Semi, avessero un’immagine misteriosa ma anche un proprio definito e forte carattere e un grado d’originalità assoluta ed impenetrabile.
Questi oggetti dovevano essere costruiti con un materiale che armonizzasse alcune caratteristiche come la resistenza agli urti, al fuoco, al gelo, la impermeabilità, la grandezza, il peso, la percezione della sua superficie attraverso il tatto, il colore, la leggibilità dei numeri e delle immagini impresse.
La tecnologia usata doveva permettermi di gestire da vicino ogni fase della realizzazione, perché ogni uno di questi piccoli oggetti d’arte, non perdesse la sua unicità e la perfetta adesione alla visione del suo creatore.
Supporti nuovi e linguaggi nuovi
In questi mesi, ho ripercorso il grande viaggio che l’uomo, il fuoco e l’argilla hanno fatto assieme a partire dalla preistoria, constatando come dalla terra cotta ci vengono messaggi ben più antichi dell’età di ogni singolo reperto analizzato.
Molti segni impressi sulla terra cotta sono permanenze e trascrizioni di espressioni nate in tempi remoti su altri tipi di supporti deperibili.
Per migliaia e migliaia di anni l’umanità aveva intrecciato fibre e usato osso, cuoio e budello per realizzare ogni sorta di oggetto utile.
Il segni nati su queste superfici, ad un certo punto, furono trasferiti sugli oggetti fittili.
Questo nuovo suppoto che il processo di sedentarizzazione premiava a differenza dei precedenti, è giunto copioso fino a noi.
L’evoluzione dei supporti ha sempre condizionato i linguaggi e molto è andato perduto.
Gli artisti con la loro sensibilità e manualità talvolta evocano inconsciamente oggetti ed immagini del remoto passato, non per averli visti, ma per averli trovati nel fondo della propria anima.
Questo argomento che tocca la nascita e l’evoluzione dei linguaggi e la perpetuazione della memoria, farà parte dei materiali di ricerca che accompagneranno la mia prossima pubblicazione sui SIGNA.
Poi c’è il nuovo.
Con supporti nuovi nascono linguaggi nuovi.
Anche i SIGNA nascono dalla geomatica e dai sistemi di navigazione satellitare e stanno su supporto elettronico.
Ma all’Uomo, che è rimasto un raccoglitore, essere che ama cercare nel territorio fisico il motivo della sua gioia, ho voluto lasciare il piacere di trovare degli oggetti fisici che può conservare e che non a caso ho chiamato Semi.
Quelli sul tavolo fanno parte di una serie di cento piccole sculture da me realizzate quest’anno nella fase di sperimentazione che ha portato alla definitiva scelta dei caratteri da dare alla parte materiale delle opere SIGNA”. Calcata 26 Agosto 2004. Costantino A. Morosin