SIGNA: NUOVI LINGUAGGI E VECCHI TABÙ.

Angela Vettese, con nove belle domande rivolte alla piramide dell’arte, mette l’attenzione su un tema cruciale per l’arte contemporanea e i suoi nuovi supporti elettronici. L’ultima domanda: “un'opera d'arte visualizzata su un computer può ripristinare l'idea del piedistallo”? 

Le risposte apriranno OBOE, una nuova rivista accademica (due numeri l’anno) dedicata al mondo dell’arte contemporanea e alle mostre.

In questa domanda c’è però un piccolo trucco semantico superabile con l’antica fede. 

Tecnica e contenuto si sono sempre contaminati. Ora si possono creare con droni figure luminescenti in metamorfosi nel grande spazio del cielo o si possono attraversare le mie opere immateriali, site specific, SIGNA, fatte con tracciati georeferenziati visti in AR. 

Sono modi che nell’arte avranno sempre più forza come nuovi linguaggi estetici che ingloberanno altri vecchi linguaggi, più che essere novità tecnologiche, come ora percepite da chi non sa coglierne il portato concettuale.

Ma c’è da ringraziare Angela Vettese per aver sollevato questa questione, in fondo, del rapporto fra Arte e Elettronica.

Pare che nella filiera dell’arte, soprattutto i collezionisti, non si siano accorti che il mondo in pochi decenni è completamente cambiato anche per quello che riguarda i modi e le possibilità di fare nuova arte.

Non si devono disperare per i loro investimenti, ci vorrà tempo ancora perché la loro cara arte si deprezzi completamente. Io intanto da Calcata, posso già generare una mia opera SIGNA e mostrarla in AR con la mia app nello spazio reale, in mezzo alle loro altre opere collezionate e pagate, dentro un  loro caveau o davanti a una loro casa. 

Si, oltre la bellezza, posso mostrare e farli camminare attorno ad una mia opera SIGNA, nel loro giardino, in qualsiasi luogo della Terra, mentre lasciano in mappa la loro scia. 

Ho proposto questo l’anno scorso a MAXXI , per il quale ho fatto l’opera SIGNA - PASSANTI, Niente!! Forse mancava l’altro significato di piedistallo, quello che si legge nel vocabolario: fig., posizione di particolare considerazione, favore, privilegio (mettere qualcuno su un p.), oppure comportamento atto a sostenere gli interessi altrui. "è tanto tempo che gli faccio da p.!"

L’arte che conta e resterà è solo l’uno per mille di quella che è mantenuta dai musei o che è stata acquisita dai collezionisti negli ultimi 100 anni. Solo le assicurazioni costano milioni di €.

Certo devono aprire gli occhi su quello che sta succedendo di nuovo. È auspicabile che aumentino i visitatori di fiere, musei, mostre, eventi d’arte, concerti, teatro, ecc..

È auspicabile che passi presto anche questa pandemia. Resta il fatto che il più di quello che ogni giorno ora conosciamo e comunichiamo e non solo dell’arte, passa attraverso lo schermo di strumenti elettronici in casa o che teniamo in tasca quando ci muoviamo.

Ingoiato, con uno spritz, il concetto dello schermo/piedistallo, come scultore, non ho mai lavorato pensando al piedistallo.

La massa della materia doveva, attraverso l’idea, la narrazione, cambiare natura e quasi disobbedire alla gravità per vivere, attraverso la mente, qualcosa di nuovo, immateriale che cadendo non facesse rumore. Era questa la parte di eterno che cercavo di rimettere in me attraverso l’opera che era giusta e finita fin dal primo colpo d’ascia e ad ogni altro colpo successivo, come è il quanto di ogni evento naturale.

Scolpendo, a partire dal blocco grezzo verso la figura umana, si incontrano involontariamente, ma si può anche giocarci concettualmente, almeno quattro stili artistici che si sono succeduti nella storia. La mia opera “Grande Madre” lo dimostra in una narrazione dal basso verso l’alto. Questa opera ha un piedistallo, ma è un grosso parallelepipedo che entra in modo diretto nella narrazione dell’opera come il testimone del materiale scelto, tagliato e non ancora scolpito. Forse il ruolo del corpo rispetto alla mente.

Per chi la fa, l’opera sembra morire quando è finita. Forse è  per questo che Leonardo non finì mai la Gioconda. Le velature possono, nella pittura all’olio, prolungare  questa “agonia” all’infinito, magari attraverso il restauro.

In scultura non è facilmente così, forse un limite? L’elettronica poi ha aperto tutte le porte.

Vi assicuro, l’arte è meglio farla che vederla e credo che ogni essere umano può coltivare questa capacità. Il futuro è questo, è un passaggio obbligato, pena l’estinzione del genere umano e del resto. 

Vi assicuro che amare e creare sono la stessa cosa. Altrimenti a cosa sono serviti tre milioni di anni di tribolazioni evolutive? Godiamoci la parte buona dell’elettronica e ricicliamo la buccia!

Sul tema del piedistallo si potrebbero creare un’infinità di barzellette. Sapete come si distingue un’opera d’arte da un soprammobile? Dal piedistallo!!

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